Guarigione delle cattive abitudini che possono rovinare il matrimonio

Guarigione delle cattive abitudini del matrimonio

Il vescovo di San Sebastiano, Spagna, José Ignacio Munilla tenne un’interessante conferenza nel seminario diocesano che si intitolava Guarigione delle cattive abitudini nel matrimonio, ove citava concretamente 12 cattive abitudini che possono portare, se uno non agisce, alla distruzione del matrimonio. Ma a sua volta, il prelato offrì per ognuno di questi punti, una cura, un consiglio da porre in pratica e così consolidare la famiglia su fondamenta profonde.

DODICI ABITI SBAGLIATI  CHE POSSONO ROVINARE IL MATRIMONIO

E LA CURA PROPOSTA PER OGNUNO DI ESSI

Pubblicato originariamente il 9 maggio 2018 su: www.religionenlibertad.com

1. Criticare continuamente

Il primo abito cattivo nel matrimonio al quale fa riferimento monsignor Munilla è “fare della critica il nostro stile di espressione, esprimere lamentele invece di avere pensieri motivanti”. Queste persone vedono sempre le cose negative, e “quando uno se comporta così nel matrimonio lo fa pure nel resto del suo contesto sociale. Le lamentele sono come un buco nero ove si disintegra l’energia”.

Secondo il vescovo, dietro a questa tendenza si suole nascondere il “perfezionismo”. Non c’è da confondere “santità” con “perfezionismo”, poiché “si può essere santo avendo difetti, e proprio per farci santi, Dio non ci fa perfetti”.

Come sanare questo abito? “Bisogna coltivare l’esercizio della intuizione per rendersi conto che Dio ha posto insieme me e la persona di cui ho bisogno per la mia santificazione. Dio vuole servirsi delle virtù e dei difetti del mio coniuge per farmi santo”, spiega Munilla.

2. Fare distinzione tra “il mio” e “il tuo”

Un secondo abito cattivo che si può verificare anche nel matrimonio è quello di fare una specie di divisione tra quello di lui e quello di lei, le cose di uno e dell’altro, i suoi amici, i suoi hobby, e perfino il conto corrente.

Dove sta il tuo tesoro lì sarà il tuo cuore. Il vescovo ricorda questa frase del Vangelo per evidenziare che “se nel matrimonio si vede che ci sono territori privati, personali, che non arrivano a formar parte della comunione, vuol dire che il cuore ancore ha falsi tesori che impediscono di vivere questa piena comunione. Lo specifico del matrimonio è essere una sola carne e questo è condividere tutto”. Perciò, avverte che chi vive così va incontro a “un rischio molto grande di frattura”.

Come sanarlo? La cura di questo cattivo abito, secondo Munilla, passa per la “elevazione”, cioè “siamo di Dio e in Dio siamo tutto l’uno per l’altro. Non sono di mia proprietà, se quello che ho è di Dio già non c’è né mio né tuo”.

3. Porre il matrimonio in attesa mentre si crescono i figli

Il vescovo afferma che molte delle coppie che accorrono al Centro di Orientamento Familiare arrivano con questo problema di fondo. È un cattivo abito che si può dare ordinariamente perché “la sfida dell’educazione dei figli è così grande che prende il sopravvento”.

Tuttavia, Munilla incoraggia a non cedere. I nostri figli non hanno bisogno di un ‘super papà’ o una ‘super mamma’, hanno bisogno di un papà e di una mamma che si amino molto, che diano loro la più grande lezione della vocazione, che è mostrar loro come ci amiamo”, spiega.

Cosa fare? Per sanare questo “porre in attesa” assicura che la chiave è non aspettare che passino i problemi per iniziare a godere della vita, o come dicono molti genitori “vediamo se crescono i bambini e iniziamo a respirare”. A suo giudizio, “la chiave della felicità non è aspettare che passi la tormenta ma imparare a ballare sotto la pioggia”.

4. Darsi mutuamente gli avanzi

Il prelato avverte ugualmente dell’abito di “dare in principio il meglio per far innamorare l’altro e dopo vivere delle rendite”. Considera che questo atteggiamento è “totalmente contrario all’essenza dell’amore, che per la sua dinamica deve essere sempre in crescita. Un amore che non cresce è un amore malato”.

Come sanare ciò? Secondo Munilla, vivendo in uno stato di conversione permanente e “intendere che la conversione non è un avvenimento del passato”. Il miglior regalo alla famiglia -aggiunge- è “questa conversione” quotidiana.

5. Conservare rancori e tenere il conto

Questo atteggiamento nel matrimonio può essere molto pericoloso. “Quando uno utilizza ferite del passato come munizione nelle discussioni, quando negli sfoghi si tirano fuori gli stracci sporchi del passato è qualcosa che mina il matrimonio. Crea sfiducia e impedisce la costruzione del futuro”, afferma Munilla nella conferenza, che mette in rilievo che in questi casi “il perdono non è stato vero e continuiamo ad essere schiavi in Egitto”.

Come rimedio, il vescovo rimanda al Salmo 129: “Se tieni conto dei delitti Signore, chi potrà resistere, ma da te procede il perdono e così infondi rispetto”. Questo infondere rispetto non è lo stesso che infondere paura. “Il rispetto lo infonde l’autorità morale, e nessuno ha più autorità morale che colui che perdona”, aggiunge.

6. Confidare di più nei sentimenti che negli impegni.

Oggi come oggi si confonde l’amore con il sentimento, e viviamo in una cultura che confida di più nei sentimenti che negli impegni. Però Munilla ritiene che queste emozioni siano “volubili” e non possano essere “i nostri principali consiglieri”. Questi sentimenti possono inoltre essere educati e non si devono assolutizzare. E questo collide con la cultura romantica.

Come sanare questa confusione? La risposta passa, secondo afferma, per l’amore crocifisso di Gesù Cristo, nel cuore di Gesù.

7. Prendere decisioni senza consultare

Esiste il rischio dell’orgoglio di chi si sente falsamente sicuro e crede che può fare le cose senza l’aiuto degli altri. Il vescovo afferma che chi attua così “dimentica che Dio ci ha fatti complementari e non autosufficienti”. In più, Dio compensa i difetti dell’uno uno con i talenti dell’altro.

Come correggere questo abito? Basicamente si supera con il “confidare in Dio, che richiede anche confidare nel coniuge, poiché se confidi in Dio confidi anche negli altri”. “Per decidere in comunione bisogna fare atti di fiducia”, aggiunge.

8. Cercare di cambiare l’altro

Quando si aspetta e desidera la conversione del coniuge -considera Munilla- è importate dare priorità alla propria: “Bisogna superare lo schema che l’altro è il problema ed io sono il santino”.

Come evitarlo? Il vescovo ce l’ha chiaro: “accettazione dei miei limiti, offerta dei miei limiti, autocritica, e confidare nei tempi e nei piani di Dio sugli altri”.

9. Pianificare una strategia di uscita

Un problema molto grande nel matrimonio si può produrre quando ad uno dei membri comincia a passare per la mente l’ipotesi del fallimento o come sarebbe la sua vita se rompesse il matrimonio. “La mera considerazione del pensiero o pianificazione è già una ferita con la quale non si deve giocare”, avverte.

“Dove mi rifugio? Qual è il mio luogo di vero riposo? Queste sono le domande che Munilla invita a farsi per sanare questo pericoloso abito. Nella sua opinione, la chiave è “apprendere a scegliere i luoghi dove dobbiamo reclinare il capo nei momenti di crisi”.

10. Occultare l’impegno matrimoniale dinanzi gli altri

È importante che non si nasconda la condizione di sposato o sposata. “Che qualcuno sia chiaramente identificato dinanzi gli altri suppone un grado d’impegno abbastanza forte”, afferma Munilla, che considera questo fatto “un dono di Dio”, perché benché segna “ti preserva da molti mali e ti aiuta in mezzo alle tentazioni”.

Come evitare questi rischi? Mostrando le carte dal primo momento, che dal principio gli altri sappiano che uno è sposato ed è padre o madre.

11. La pornografia

È una bomba lapa collegata al matrimonio” Così definisce Munilla il consumo di pornografia da una parte de uno dei due coniugi. Inoltre, ricorda che le “fantasie sessuali” che si producono per mezzo di queste immagini sono una “infedeltà matrimoniale”.

Come sanare questa ferita profonda? Mediante la cura delle ferite che stanno sotto dette schiavitù. “Abbiamo dentro di noi alcune ferite affettive profonde che hanno determinato un’insicurezza in noi stessi, per cui non siamo già più padroni della nostra volontà. E così si è schiavo delle addizioni,” afferma Munilla, che cita l’accompagnamento e il conoscere l’origine delle ferite come qualcosa di basico.

12. Essere egoisti

Il vescovo di San Sebastiano considera che “l’egoismo è per sua propria natura incompatibile con il matrimonio, per cui essere egoista ed essere sposato è una bomba”. Bisogna educare la vita pensando alle necessità dell’altro al di sopra delle proprie.

Munilla inoltre pone un esempio: il matrimonio non deve essere un termometro ma un termostato. Il primo misura la temperatura, ma il secondo la compensa o è un fattore di cambio nell’ambiente.

La miglior cura per l’egoismo è la sponsalità. Cristo si rivela pubblicamente alle nozze di Cana, come “lo sposo dell’umanità”.

                                                                                                        

Leave Comment

O seu endereço de e-mail não será publicado. Campos obrigatórios são marcados com *