La Madonna di Fatima è portata in processione

Fatima. Un messaggio da riascoltare

Accogliamo subito la richiesta di Maria

Ogni anno, con l’avvicinarsi del 13 maggio, si crea una vera e propria corsa alla ricerca della verità sui segreti di Fatima. L’attenzione del mondo, credente e no, sembra orientata alla scoperta di una verità non rivelata, di un qualcosa che è stato taciuto. Ma riflettendo serenamente, abbiamo piuttosto l’impressione che l’attenzione, quasi ossessiva, verso i segreti abbia offuscato il messaggio che la Madonna ci ha lasciato a Fatima, facendo sì che questo suo messaggio restasse non ascoltato. Ed è Ella stessa, Nostra Signora di Fatima che, nelle apparizioni successive a Lucia, rivela la sua tristezza perché nessuno ha voluto ascoltare il suo messaggio. In diverse lettere, scritte dalla veggente quando già era adulta, si legge dell’amarezza di Dio e della Vergine che vedono la superficialità e la tiepidezza di gran parte dei fedeli e anche del clero.

Scrivendo al P. Superiore della sua Congregazione, in una lettera del 1° dicembre 1940 suor Lucia si esprimeva in questo modo: “Ma nonostante tutto, il Cuore del nostro buon Dio e della nostra Madre del cielo sono ancora tristi e amareggiati. Il Portogallo, nella sua stragrande maggioranza, non corrisponde né alle loro grazie né al loro amore. Deplorano con frequenza la vita peccaminosa della maggioranza del popolo, perfino di quelli che si dicono cattolici praticanti. Ma soprattutto si lamentano molto della vita tiepida, indifferente ed egoista della maggioranza del clero, religiosi e religiose. È piccino, molto limitato il numero delle anime con cui si ritrova nel sacrificio e nella vita interiore d’amore”.

La musica non cambia quando nel 1941 scrivendo una lettera al Cardinale Patriarca Lucia afferma: “… nostro Signore è triste e amareggiato per i peccati del mondo e per quelli del Portogallo, si lamenta della mancanza di corrispondenza, della vita peccaminosa del popolo, in special modo della tepidezza, indifferenza e della vita troppo comoda della maggioranza dei sacerdoti, religiosi e religiose. È estremamente limitato il numero delle anime con cui ha contatto attraverso l’orazione e il sacrificio”.

Messaggio di Fatima

Infatti, La Vergine Maria ha chiesto due cose a Fatima, le ha chieste ripetutamente, ad esse ha vincolato la pace tra le nazioni, la guarigione dei malati, la salvezza dei peccatori. Queste due cose sono la preghiera, in modo particolare la recita del Santo Rosario, e la penitenza, ossia la conversione al Vangelo accompagnata dal sacrificio accettato, oppure scelto, con l’intenzione di offrire a Dio un segno del proprio pentimento e una riparazione del male commesso.

Nel 1957 in un’intervista lasciata da Lucia al postulatore per la causa di beatificazione dei suoi due cugini, Giacinta e Francesco Marto, la veggente dichiarava che in quegli anni trascorsi dalle apparizioni avvenute a Cova da Iria, il messaggio della Madonna era rimasto inascoltato e pertanto le conseguenze per il mondo sarebbero state tragiche. Annunciava lo svuotamento dei seminari, gli abbandoni dei sacerdoti e dei religiosi, la decadenza dei valori, gli scandali nella Chiesa. Quanto nel ’57 Lucia comunicava lo vediamo oggi dinanzi ai nostri occhi e con amarezza dobbiamo riconoscere che eravamo stati avvisati.

È raro, anzi, rarissimo, ascoltare omelie o catechesi sulla penitenza, difficilmente i sacerdoti e i religiosi si lanciano su tale argomento.  Tra le cause possibili, metteremo in rilievo due. La prima, che i cristiani di oggi, non avendo, nella stragrande maggioranza, una formazione solida, vivono la loro fede senza compromettersi realmente, senza impegnarsi davvero nella buona battaglia della fede, dunque, proporre qualcosa come il sacrificio potrebbe causare la fuga di molti. Un tempo i cristiani erano definiti l’esercito di Dio, un esercito in lotta contro le forze del male, un esercito che combatte il nemico con le armi che la Tradizione ci ha consegnate: preghiera, penitenza, misericordia, ma ormai il cristiano più che un combattente pare un uomo arreso e stanco senza aver partecipato alla battaglia.

La seconda causa da evidenziare, riteniamo sia il fatto che tra gli stessi sacerdoti e religiosi, almeno in gran parte di essi, manca (manchi?) l’esperienza del sacrificio volontariamente offerto, e quindi non sono portati a parlare di ciò che non hanno sperimentato, e ancor di meno di ciò che, forse, non apprezzano o ritengono superato.

In una lettera del 4 maggio 1943 suor Lucia fa un piccolo reso conto al Padre Generale della sua congregazione religiosa riguardo ad un messaggio che il Signore le aveva chiesto di dare ai vescovi della Spagna e del Portogallo e spiega: “Desidera che quelli della Spagna si riuniscano in ritiro e stabiliscano una riforma tra il popolo, clero, ordini religiosi… Desidera che si faccia capire alle anime che la vera penitenza che Lui adesso vuole ed esige, consiste prima di tutto nel sacrificio che ognuno deve imporsi per compiere i propri doveri religiosi e materiali”.

Ciò sta a significare che già nel ’43 il problema era proprio la mancanza di una vita cristiana veramente vissuta, compromettente. Il Signore non chiedeva e non ci chiede grandi cose, sa che siamo piccoli e fragili, ma se siamo cristiani dobbiamo mostrarlo con una fede che sia palesata dalla condotta di vita, dall’adempimento dei nostri doveri ancor di più dicasi per i sacerdoti e i religiosi, i quali non possono corrispondere ad una tale elezione con tiepidezza o peggio ancora con l’infedeltà.

Si sente forte la necessità di un risveglio e la ricorrenza del 13 maggio dovrebbe spronarci a questo. A cosa ci sta portando il nostro modo tiepido di vivere la fede?  A vite stanche, a giovani dalla personalità inconsistente, a famiglie distrutte, a religiosi e sacerdoti senza una vita interiore, senza un vero rapporto con Dio che facilmente non sono perseveranti nelle loro promesse.

Abbiamo bisogno della preghiera, perché abbiamo bisogno di Dio, siamo fatti per Lui e pregando alimentiamo questo rapporto, lo facciamo crescere, lo consolidiamo, impariamo a vivere secondo il volere di Dio che tra l’altro nulla vuole se non la nostra piena realizzazione, la nostra vera felicità. Difatti, proseguendo sulle strade che non sono del Signore vediamo persone infelici, insoddisfatte, arrabbiate e tante volte disperate e, nonostante ciò, continua a convincere il falso messaggio che Dio, con i suoi comandi, limiti la libertà dell’uomo e che solo facendo ciò che si vuole, ciò che piace, ciò a cui ci spingono i nostri istinti possiamo essere felici.

L'Angelo parla ai veggenti

Suor Lucia in una lettera datata 18 agosto 1940 e diretta al padre Gonçalves scriveva: “Perciò io penserei bene che s’incutesse nelle persone, insieme a una grande fiducia nel nostro buon Dio e nella protezione dell’Immacolato Cuore di Maria, la necessità dell’orazione, accompagnata dal sacrificio, soprattutto quello che è necessario fare per evitare il peccato. Ecco la richiesta della nostra buona Madre del cielo fin dal 1917, uscita con tristezza e tenerezza indicibili dal suo Cuore Immacolata: «Non offendete più Dio nostro Signore che è già molto offeso» Che pena che queste parole non siano state meditate a fondo e misurate in tutta la loro portata!”.

Davvero una pena grande! Per questo ve le riproponiamo oggi, perché ci rendiamo conto che questo messaggio della Madonna deve essere gridato dai tetti, bisogna fare in modo che sia ascoltato.

C’è una chiusura alla verità! Ce l’abbiamo davanti con un’evidenza schiacciante, eppure, riusciamo a non vederla, o meglio, non vogliamo riconoscerla. Che responsabilità, che colpa abbiamo dinanzi alla Regina del Cielo! Non l’abbiamo voluta ascoltare, non la stiamo ascoltando, ma nulla è perduto. Una madre non si stanca di ripetere le cose ed è sempre pronta a perdonare il figlio che si pente e che cambia vita. Siamo ancora in tempo!

Noi cristiani, secolari, religiosi, sacerdoti, tutti noi dobbiamo essere il segno dinanzi a questa generazione, dobbiamo essere luce, il lievito nella pasta, il sale che da sapore. La Madonna ci ha detto cosa è gradito agli occhi di Dio: la preghiera e il sacrificio. Ricominciamo da qui, facciamone un punto fermo nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie. Ritorniamo a recitare il rosario tutti insieme, osserviamo i digiuni prescritti dalla Chiesa, offriamo a Dio dei sacrifici e insegniamo ai nostri figli, ai nostri cari, ai nostri amici, a fare altrettanto, a saper rinunciare per amore di Dio, a saper sopportare le avversità e i patimenti per la conversione dei peccatori, per il perdono dei nostri peccati.

Accogliamo la richiesta di Maria, accogliamo il suo messaggio, iniziamo subito, iniziamo noi senza aspettare che inizino gli altri.

Leave Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *